Da adolescente, ero solito ritrovarmi con gli altri ragazzi in un
cortile interno, circondato da palazzi di due o tre piani. Da questo
cortile era possibile, tramite una scaletta stretta e tortuosa,
raggiungere il tetto di uno degli edifici, dove si trovava un piccolo
locale in cui era stata ricavata una sorta di
piccionaia.
Ormai da anni non si vedevano segni di colombi e affini, ma nessuno si
era mai preoccupato di pulirlo, quel posto. Fummo noi a darci dentro con
olio di gomito e strofinacci, trasformandolo nel nostro rifugio.
Da lì sopra dominavamo le finestre delle case intorno. In
particolare, era una di queste il centro principale della nostra
attenzione. Grazie ad un piccolo binocolo, potevamo scrutare all’interno
dell’appartamento in cui viveva la donna che popolava le nostre
fantasie del tempo. Una bella donna bionda, più vicina ai quaranta che
ai trenta, che vedevamo spesso camminare inguainata in sobri tailleur,
quasi sempre di colore blu. Voci diffuse la indicavano come una
professionista del mestiere più antico del mondo, e le nostre
osservazioni erano più che altro mirate a confermare o meno queste
dicerie, rimanendo puntualmente delusi perché la finestra era più il
tempo che stava chiusa che non quello in cui era aperta. Tranne quel
giorno. Sarà stato forse per via del caldo di quella giornata afosa, ma
la finestra era socchiusa a sufficienza da farci vedere un enorme
specchio che si trovava nella camera da letto. Stabilimmo una rotazione
di turni con il binocolo per non perderci nemmeno un istante di ciò che
accadeva nella stanza, e dopo un paio d’ore Luigi soffocò un grido: “Ci
siamo! Si sta spogliando… mamma mia
che tette
che ha!” A questa frase seguì un coro convulso di “Dai! Dai! Passalo a
me! Dammi il binocolo!” fino a quando Nicola, il più grande di tutti,
gli strappò di mano con forza il binocolo e riprese la telecronaca. “E’
senza la sottana… ecco… si toglie le mutande… Si vede il pelo fra le
gambe! Non ce la faccio più…” disse cominciando ad armeggiare sopra la
patta dei pantaloni. Si fermò di colpo e spostò il binocolo, l’aria
delusa. “Si è rimessa la vestaglia ed è uscita dalla stanza…”
“Noooooooo” facemmo noi altri in coro, ugualmente delusi. Restammo a
guardare le nostre facce lunghe per una decina di minuti quando Luigi,
che indomito aveva ripreso a scrutare con il binocolo, saltò su: “E’
tornata in camera con un uomo… si sta spogliando anche lui…che schifo!
Ha la pancia più grossa di quella di Nando il macellaio… gli ha preso il
pisello in bocca… le si vede il culo… non resisto più! NOOOOOOOOO!!!!!”
Ci spaventammo a quel grido, ma ne comprendemmo subito il perché quando
vedemmo che le finestre della stanza erano state chiuse. Ci guardammo
negli occhi, e in un lampo prendemmo la decisione che ci avrebbe fatto
entrare nel mondo degli adulti.
Dovevamo assolutamente riuscire a entrare in quell’appartamento.
Purtroppo eravamo abbastanza realisti da capire altresì che le nostre
finanze e la nostra giovane età rendevano quasi impossibile l’impresa, e
ci rassegnammo a continuare a fantasticare vedendola passeggiare per la
città. Un giorno ci trovavamo nei pressi di casa sua, a dire il vero
eravamo andati in bici a vederla rincasare, quando la vedemmo arrivare,
come sempre avvolta da un elegante tailleur. Accadde tutto in un attimo.
Ricordo ancora la donna fermarsi di fronte al portone per cercare le
chiavi nella borsa e l’ombra che si avventò su di lei, strappandogliela
di mano e fuggendo via. Alle sue urla disperate rispose il rumore delle
nostre bici, subito proiettate all’inseguimento del ladruncolo, che nel
frattempo era montato anche lui in sella ad una bicicletta. Dopo alcuni
minuti, resosi conto che non sarebbe riuscito a staccarci, decise bene
di mollare il malloppo. Noi inchiodammo all’unisono, e raggianti
recuperammo la borsa da per terra. Tutto era accaduto così in fretta che
quando facemmo ritorno al portone la donna era ancora lì, impietrita e
sconvolta.
Nicola ci rivolse il sorriso di chi la sa lunga e ci disse di
aspettarlo lì, dopodiché andò verso la donna e, dopo che questa l’ebbe
abbracciato per ringraziarlo, iniziò a parlare con lei. Sulle prime
sembrò sorprendersi, ma poi si voltò verso di noi e sorrise, per poi
tornare a scambiare qualche parola con Nicola e rientrare nel suo
appartamento. Il nostro amico tornò verso di noi raggiante: “Domani alle
quattro del pomeriggio abbiamo un appuntamento con lei!” Il giorno dopo
ci ritrovammo in un anticamera senza finestre, dove rimanemmo in
silenzio ad attendere. Dopo qualche minuto apparve lei, ancora più bella
di quanto la ricordassimo. “Non ho appuntamenti, oggi… il pomeriggio è
tutto per noi…” ci disse soltanto, per poi condurci in camera da letto.
“Sedetevi – ci disse indicando il letto – Vi ringrazio dal profondo del
cuore.. nella borsa avevo parecchi soldi. Vi sono davvero riconoscente…
allora… ditemi un poco… vi piaccio?” disse facendo scorrere le mani
lungo i fianchi. Annuimmo all’unisono, inebetiti. Si rivolse a Nicola,
che era stato il nostro mediatore:”Allora… vuoi provare a vedere cosa
c’è sotto la mia gonna? Metti una mano qui…“ disse avvicinandosi.
Tremante, Nicola introdusse una mano sotto la gonna, che era troppo
stretta perché lui potesse risalire lungo le cosce. Allora lei si
slacciò la gonna, rimanendo così in sottoveste. Luigi e io, a un suo
cenno, ci precipitammo ad afferrare i lembi della sottoveste e li
alzammo, scoprendo un paio di graziose mutandine bianche. Attraverso il
sottile tessuto si poteva scorgere la peluria che incorniciava il suo
gioiello. Nicola, con mani tremanti afferrò l’elastico delle mutandine e
le abbassò, deglutendo. Ci apparve in tutto il suo splendore una
passera con le labbra turgide e rosacee, simile a una bocca di donna ma
molto più attraente. Rimiravamo in silenzio per la prima volta il sesso
di una donna adulta, aspirandone il profumo delicato. La signora sorrise
prese Nicola per mano. “Coraggio…la puoi toccare… “ Lui le accarezzò
con delicatezza le grandi labbra e io sentii il mio pisello ingrossarsi.
Nicola infilò un dito nell’apertura, strappando alla dona un roco
gemito di piacere. Noi due intanto, le accarezzavamo i fianchi e i
glutei. Io mi feci coraggio e le toccai il canalino. “Guarda pure con
comodo… “ mi disse e io, in preda all’
eccitazione,
mi spostai dietro di lei, trovandomi di fronte il suo splendido culo,
sodo ed elastico. In preda al momento mi chinai e le mordicchiai i
glutei, mentre col dito saggiavo la resistenza dello sfintere, per poi
spingerlo dentro lentamente mentre con l’altra mano cominciai a toccarmi
il pisello. “E tu cosa preferisci?” chiese a Luigi, che indicò il seno.
Lei rise, e lui le slacciò la camicetta, per poi abbassare le spalline
della sottoveste: fecero capolino due splendide mammelle trattenute a
fatica dal reggiseno, che lei si tolse subito. Le mammelle si mostrarono
in tutta la loro bellezza e abbondanza. Luigi le prese fra le mani e
immerse il viso in quella grazia. Dopo averci lasciati sfogare ognuno
nel suo posto preferito la signora esclamò: “Adesso tocca a voi farmi
vedere cosa nascondete… “ e con un sorriso aprì i pantaloni di Nicola,
portando allo scoperto un pene rigido e con la cappella rossa gonfia e
sul punto di scoppiare. “Vediamo gli altri… si… bene… ora spogliatevi…”
ci disse, una volta terminato quell’esame anatomico. Quando ci fummo
liberati tutti e quattro dei vestiti, lei si sdraiò sul letto, sempre
sorridendo.
Le mammelle, sode e bianchissime avevano i
capezzoli turgidi
come ciliegie, il ventre leggermente arrotondato terminava fra le gambe
con la bellissima passera gonfia, ricoperta di soffice peluria. Dietro,
c’era il mio giardino preferito che non aspettava altro che di essere
scoperto. La signora ci diede le istruzioni. Nicola si mise fra le sue
gambe e cominciò a succhiare il clitoride esplorando la vagina con le
dita. Luigi le salì sul petto e infilò il pene fra le grandi mammelle,
cominciando a strofinarle. Io mi misi di fianco alla signora che
cominciò a succhiarmi il pisello accarezzandomi i testicoli con le mani.
Mi sembrava di impazzire dalla gioia e dal godimento. Chiusi gli occhi e
cercai di resistere il più a lungo possibile. Pensavo anche al momento
in cui avrei inserito il mio arnese nel suo magnifico culo. Questo
pensiero mi fece perdere il controllo e le venni in bocca. Ingoiò tutto
senza fiatare. Intanto anche Luigi era venuto, irrorandole le tette di
sperma, che la signora raccolse e sparse attorno ai capezzoli.
“Mettimelo dentro” sussurrò, rivolta a Nicola “ mettimelo dentro…” “No,”
le rispose lui, infoiato “voglio prima farti godere così…” e accelerò i
movimenti della lingua e delle dita. La signora strinse con forza le
lenzuola e iniziò a gemere.
Finalmente si lasciò cadere esausta. Nicola sollevò il viso
imbrattato dall’umore della donna e si leccò le labbra con la lingua. La
signora sorrise. “Sei bravissimo… davvero… ecco… vieni…“ Nicola non se
lo fece ripetere e le inserì il pene nella fessura. Lei lo accolse
assecondandolo nei movimenti. Io sentivo il mio pisello reclamare la sua
parte, mentre Nicola continuava a stantuffare la bella signora, fino a
quando con un grido strozzato si accasciò su quello splendido corpo:
erano venuti insieme! Il silenzio calò nella stanza per alcuni minuti.
La bella signora si riscosse e si mise a sedere, complimentandosi con
Nicola per la prestazione. Io le misi una mano sul sedere
accarezzandolo. La signora mi guardò con una luce maliziosa nello
sguardo: ”Tu non smetti di pensarci eh? Fammi vedere… oh è già pronto
direi… e anche il tuo…” disse guardando Luigi che si teneva in mano il
pisello dritto. Lo fece distendere sul letto, si chinò su di lui e lo
accolse dentro di sé, assestandosi per potersi chinare in avanti e
mostrarmi il suo splendido sedere. “
Me lo infili?”
mi chiese. Avevo davanti il suo meraviglioso buchetto invitante e non
potevo credere fosse pronta a ricevermi. Mi appoggiai ai suoi fianchi e
lo inserii pian piano. Entrò decisamente facile e avvertii lo scorrere
lungo le pareti dell’intestino. Cominciai a muovermi mentre Luigi faceva
altrettanto davanti. Lei iniziò a mormorare frasi spezzate: “Così… va
bene… bravi… sì… insieme… mamma mia… sono veramente in estasi…” Non
capivo più niente. Penetravo quel culo in preda a una furia
incontenibile e allo stesso tempo sentivo scorrere il pene di Luigi
attraverso la sottile parete. Lui venne prima di me, e la signora
contrasse nel godimento i muscoli del sedere, procurandomi un piacere
ancora maggiore che esplose in un lago di sperma. Caddi sul corpo caldo
della donna e mi sentii finalmente appagato. Nonostante la spossatezza,
allungai le mani sul suo ventre e le accarezzai il vello.
Con la mano scesi a titillarle le labbra. “Ne hai ancora voglia?” mi
chiese. La sua vulva mi aveva fatto prigioniero. Perché non terminare in
bellezza? Mi chinai sul pelo intriso di umore e di sperma e cominciai a
leccare. “Aspetta, ti prego… mi devo ancora riprendere… “ Allora presi a
leccarle un capezzolo, imitato da Nicola che intanto si era avvicinato.
Sentii la mano di lei passarmi tra i capelli. “Vuoi mettermelo davanti?
Lo facciamo una ultima volta…poi basta…mi avete sfinita… “ Mi sdraiai
sul letto e la signora mi venne a cavalcioni, offrendo il culo a Nicola.
Avvertii il calore della vagina mentre Nicola la penetrò di dietro con
un unico colpo deciso. Iniziammo a muoverci ritmicamente. Non so quanto
durai, ma di certo non fu poco. Le presi i seni e cercai di portarmeli
alla bocca ma lei mi implorò: ”
Non fermarti ora… ti prego continua…
“ La sentii gridare ma non smisi. Continuai fino a quando non venni
trascinato in un vortice di godimento che quasi mi fece svenire. Esplosi
dentro di lei e avvertii il suo corpo morbido crollare su di me.
Rimanemmo a lungo così tutti e quattro. Infine disse, con un filo di
voce: “Ho pagato il mio debito e non me ne pento affatto… siete stati
fantastici… Tornatea trovarmi quando volete…”
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